Il fenomeno della prostituzione a Rovereto (TN)

La prostituzione non è un problema di ordine pubblico ma è una questione sociale che coinvolge tutti i cittadini. La società nel suo insieme è responsabile di questo fenomeno; sono responsabili i clienti che con la loro richiesta stimolano un mercato sempre più vario e diversificato anche nelle qualità dell’offerta; sono responsabili la povertà, la miseria e le guerre che inducono migliaia di persone ad affidarsi ai trafficanti internazionali che li sfrutteranno nei mercati del sesso e/o del lavoro nero; c’è la responsabilità di un sistema consumistico che propone modelli e stili di vita che inducono a cercare percorsi che sembrano “facili” per raggiungere posizioni economiche e sociali di autentico o falso benessere; c’è infine un radicato pregiudizio nei confronti di persone considerate “diverse” per le loro scelte sessuali non conformiste e che rende difficile il loro inserimento nel settore del lavoro tradizionale.
La prostituzione è un fenomeno che è sempre stato presente, riconosciuto e persino confermato da un’associazione locale roveretana.

Sto parlando dell’associazione Gruppo Raab, con sede a Rovereto in Via Vicenza 5, la quale oltre ad occuparsi del fenomeno, ha pubblicato un articolo sul quotidiano Trentino in data 12.14.2005. L’associazione, presente tutt’oggi nell’albo online delle associazioni del comune di Rovereto scrive nell’articolo: “Sono spesso clandestine e impaurite dai riti woodoo e costrette a prostituirsi per saldare un debito che sembra risarciscano in un paio d'anni.” ed ancora “Sono povere, indebolite, vengono vendute e talvolta percosse o violentate. Vivono perennemente come cani braccati, senza diritti ma con molti doveri nella speranza, un giorno, di essere libere”. Questo lo ha scritto un’associazione che ha come obiettivo l’aiuto a la solidarietà alla donne vittime di tratta e della prostituzione e non Bertè Daniele.
Mi permetto di dire che chi non vede il fenomeno nella città della quercia deve prendersi le sue responsabilità. 

Se io volessi prostituirmi, vendendo attimi di piacere ed aggiungerei di “piacere reciproco” ed in tutta consapevolezza, lo potrei fare o no?
Una socialista, convinta antidivorzista, di nome Angelina Merlin ha istituito nel 20 febbraio 1958 una legge, infame, che ha portato la prostituzione da luoghi così definiti “tolleranti” a luoghi aperti, in strada, facendo così nascere e favoreggiando il fenomeno dello sfruttamento, lei che era contro giustamente a questo principio etico e morale; con questa legge ha provocato l’esatto opposto, ha favoreggiato lo sfruttamento.
Il tempo passa e soprattutto siamo in Italia e una figura viene approvata dallo stato, ovvero la figura della “escort” o in italiano come piace ad alcuni chiamarle “le accompagnatrici” cioè per dirla a nostro modo le “squillo di lusso”. No perché è così che vanno le cose, i dati e i fatti lo confermano.

Nella pronuncia n. 39181/2015 la Cassazione ha riconfermato che la persona, che affitta un appartamento ad un’altra, la quale si prostituisce all’interno dello stesso locale, non compie alcun reato, anche se il medesimo soggetto affittante conosce l’attività del detto affittuario, salvo che il connesso prezzo di noleggio resti nei costi del normale mercato in questione.
La sentenza rende quindi legale la tassazione delle prostitute "libere professioniste" e l'affitto di appartamenti ad uso di prostituzione, se non c'è sfruttamento.

Ma il cuore della discussione e che spero venga affrontato con responsabilità è questo dato impressionante: delle 120 mila donne che nel solo 2013 sono state relegate sul ciglio di una strada italiana, le minorenni costrette a prostituirsi sono più di una su tre, cioè il 37%.
I dati sono stati raccolti in collaborazione con Eurostat dalla Comunità Papa Giovanni XXIII

I DATI DELLA TRATTA
120.000 — numero totale delle donne vittime di sfruttamento della prostituzione e tratta nel 2013. Di cui
- il 37% quando arrivano in Italia sono minorenni,
- il 65% si prostituiscono in strada
- il 35% si prostituiscono nei locali (alberghi, appartamenti, nightclub e privé)
ETA’
- 37% dai 13 ai 17 anni
- 52% dai 18 ai 30 anni
- 11% sopra i 30 anni
TIPOLOGIA DI VIOLENZE SUBITE
- 56% violenze sessuali
- 32% violenze fisiche
- 12% violenze psichiche
FREQUENZA
- 15% ogni settimana
- 75% ogni due settimane
- 10% ogni mese
PRESTAZIONE
- 30% rapporti protetti
- 70% rapporti non protetti

Depenalizzare la prostituzione deve significare poter affrontare la questione con metodi che riconoscano la libertà di usare il proprio corpo, il diritto di autodeterminazione sessuale, il rispetto dei diritti umani e civili, il diritto della libertà di movimento. Solo in un simile contesto è possibile approntare politiche sociali che facilitino la convivenza fra cittadini anche se diversi tra loro. Inoltre, si può ridurre il conflitto sociale che porta alla stigmatizzazione ed al razzismo nei confronti di chi si prostituisce.
La prostituzione non è reato!
Su tutto il territorio nazionale chi la esercita può praticarla al chiuso o in strada. Sottolineo con forza che prostituirsi non è un atto criminale.
Deve essere consentito il lavoro in casa. Per casa si intende il luogo privato. Deve essere consentita la pubblicità.

Le politiche sanitarie.
I consultori familiari devono essere un riferimento cardine per il benessere psicofisico e andrebbero potenziati. Le sezioni di screening per l’HIV devono essere potenziate e come avviene ora, devono assicurare l’anonimato e la gratuità. In merito a questo ultimo punto faccio riferimento ai dati usciti sul quotidiano L’Adige venerdì 27 novembre a pag. 7 sezione “Attualità” in quanto viene trattato in forma di articolo giornalistico il fenomeno Aids. Il titolo riporta: “Aids, nessun passo avanti mai così tanti casi in Europa” e continuo con un estratto dell’articolo, “dal 2005 ad oggi segnalato dall’Oms e Centro europeo per il controllo delle malattie (Ecdc) il numero di nuove diagnosi in Europa è aumentato continuamente, e ora ha toccato un livello mai visto neanche negli anni ’80 … L’11% delle infezioni avviene nella fascia tra i 15 e 24 anni … sono soprattutto giovani tra i 25 e 29 anni i bersagli preferiti dal virus dell’HIV nel nostro paese e si contagiano nell’84% dei casi attraverso rapporti sessuali senza preservativo.”

Lo sfruttamento della prostituzione è reato. Esso è aggravato se viene imposto con violenza e ricatti ai danni di persone socialmente e fisicamente “deboli”
Chiedo che, in aggiunta alla pena per lo sfruttamento, vengano usate le leggi del codice penale quali sequestro di persona, estorsione, associazione mafiosa, etc..  per combattere i racket e le mafie che sfruttano le persone vittime della tratta.

L’ipotesi è che debba essere incoraggiata la gestione in forma cooperativistica. Ciò offrirebbe considerevoli vantaggi:
1.     La cooperativa di servizi potrebbe creare posti di lavoro
2.     Portare i prezzi ad uno standard corretto che non sia sfruttamento
3.     Gli eventuali utili potrebbero essere impiegati per promuovere iniziative a favore di chi si prostituisce come ad esempio campagne informative sulla prevenzione sanitaria, assistenza legale, finanziaria ed educativa in genere. Inoltre potrebbero servire per finanziare programmi di solidarietà e assistenza che facilitino il benessere psichico e fisico.
4.     Le cooperative garantirebbero una più trasparente contribuzione fiscale.

Comune di Rovereto
Poiché la prostituzione è una questione sociale che coinvolge tutti i cittadini, nel rispetto e nell’indirizzo della legge dello Stato che non la vieta, l’Amministrazione Comunale deve assumersi la responsabilità di affrontare le problematiche che si pongono attraverso gli assessorati preposti alle politiche sociali, alla salute, alla qualità della vita, alla gestione del territorio. Per una civilizzazione del territorio e delle condizioni di lavoro e di vita. L’Amministrazione Comunale di Rovereto con la collaborazione delle associazioni di base che operano sul territorio, con la consulenza e il coinvolgimento delle stesse, deve attuare programmi di supporto, prevenzione, informazione, educazione con l’obiettivo di creare un rapporto di fiducia, di stimolare il dialogo e la comprensione fra le parti sociali al fine di evitare le ostilità e promuovere fra i cittadini il rispetto della prostituzione e in generale il rispetto dei diritti di tutti.

L’amministrazione potrebbe sperimentare soluzioni innovative che migliorino la qualità della convivenza civile.

Bisogna essere consapevoli che ogni intervento in questo settore ha i suoi limiti; i problemi non saranno mai risolti totalmente e non ci sono “ricette” di grande successo. Io opto per un modello che rispetti la dignità di chi si prostituisce e la sensibilità morale di molti cittadini ma soprattutto auspico un modello veramente attuale.

Daniele Bertè

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